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Il Capitolo di Providence

e le Monache domenicane



Riflessione spirituale e teologica sulla vita contemplativa domenicana

 

(293) Nella Chiesa un modello per la monaca è Maria, la Madre di Gesù. Noi, frati e monache riuniti in uno spirito di fecondo dialogo al capitolo generale di Providence, cogliamo un'illuminazione teologica complementare nell'icona di Elisabetta che incontra il Verbo mediante la visita di Maria. A partire da ciò, il capitolo vorrebbe condividere una riflessione su questo punto e su altri temi riguardanti la vita delle nostre sorelle monache domenicane, per poter continuare un ricco dialogo.

 

ARDENTE ATTESA

 

(294) Elisabetta è presentata nel Vangelo come la personificazione del popolo di Israele che desidera ardentemente il compimento delle promesse di Dio. Durante gli anni di una vita apparentemente "inutile", Elisabetta spera ardentemente la venuta del Messia (Lc 1, 6-7). Con il suo popolo Elisabetta fa l'esperienza della dolorosa distanza da Dio e brilla come donna di profonda fede e di grande speranza nella misericordia di Dio (Lc 1, 25).

(295) Come la sua parente spirituale Elisabetta, la monaca domenicana spende la sua vita in qualcosa che può sembrare a molti una vocazione "inutile". In comunione con la lunga tradizione del monachesimo cristiano ella conduce una vita di profonda fede e ardente attesa, identificandosi coli le sofferenze dell’umanità in cammino verso Dio su una strada difficile ma piena di speranza.

 

INCONTRO ACCOGLIENTE

 

(296) Nella visitazione Elisabetta apre la sua porta per incontrarsi con la presenza nascosta del Verbo, lo Sposo di Israele, nel seno dì sua Madre. In questo incontro pieno di grazia ella prova nel profondo della sua anima la gioia anticipata della salvezza del mondo.

(297) Così la monaca dell'Ordine dei Predicatori vive anch'ella, nella sua vita nascosta, un continuo incontro col Verbo, un'accoglienza della Parola che sarà predicata; lo fa con la preghiera, la penitenza e lo studio, nel silenzio e nella clausura. La sua esistenza diventa così una lectio divina vissuta, una scoperta dell'avvento del Verbo non solo nei testi, ma nel cuore (cfr. LCM 99).

 

AL CUORE DELLA SANTA PREDICAZIONE

 

(298) Portando Giovanni Battista nel suo seno, Elisabetta si prepara a dare al mondo colui che "preparerà la via al Signore": «Molti si rallegreranno della sua nascita... e ricondurrà molti figli d'Israele al Signore loro Dio» (Le 1, 14-17). In questo modo ella partecipa alla predicazione del Verbo dato che, senza la sua fedele attesa di Dio, il Verbo, che è il Cristo, non cade in una terra fertile. Grazie alla fedeltà di Dio, Elisabetta mette al mondo l'Amico dello Sposo che rende testimonianza a Cristo con la sua predicazione.

(299) Nei nostri monasteri domenicani questa partecipazione alla predicazione del Verbo è fatta dall'intera comunità. Infatti, la comunità vive tutta la sua vita «al cuore della Santa Predicazione» (LCM 35. 1). Ciò si realizza soprattutto mediante l'intercessione (per i frati e l'intera Famiglia domenicana, come pure per il mondo nel quale essi sono inviati), la carità nella vita comune, la celebrazione liturgica e l'accoglienza. Elisabetta aprendo la sua casa alla visita di Maria offre un’immagine utile alla comprensione della clausura nella tradizione domenicana. Il focolare di Elisabetta ha ricevuto nella sua intimità colei che portava il Verbo, Maria, e ha dato al mondo il Precursore della salvezza, Giovanni.

Così nella nostra tradizione, la clausura esiste in vista dell'accoglienza di Dio in Cristo e per poter poi inviare la grazia di Dio nel mondo. Per questo l'accoglienza domenicana nei monasteri delle nostre monache gioca un ruolo importante nella Santa Predicazione. Nei monasteri, che cercano di essere dei focolari che irradiano la carità (cfr. LCM 14), l’accoglienza è sempre, in modo misterioso, apertura alla presenza inattesa del Verbo di Dio nell'altro, come pure una preparazione spirituale e una partecipazione alla predicazione di questo stesso Verbo.

(300) Come il monastero di Notre-Dame di Prouille fu la culla della ,Santa Predicazione, così il modo di vita della monaca domenicana nelle sue tre dimensioni costitutive è la matrice dello sviluppo della vita dell'Ordine. La missione dei domenicani di trasmettere i frutti della contemplazione con la predicazione e l'insegnamento non può essere correttamente vissuta senza un giusto riferimento a questa fonte che è origine di tutto. I fiumi d'acqua viva hanno bisogno della sorgente profonda e nascosta se devono continuare a comunicare la vita di Dio a un mondo che ha sete della Verità.

 

DOMENICO E LE MONACHE DELL'ORDINE DEI PREDICATORI

 

(301) A partire dalla storia di Prouille, di San Sisto (cfr Beata Cecilia, Miracula S. Dominici, n. 14), e della Beata Diana di Bologna, è chiaro che San Domenico ha fondato le prime comunità delle nostre monache aggregandole alla Santa Predicazione mediante la professione fatta alla sua propria persona. Dunque allo stesso modo, il Maestro dell'Ordine, successore di san Domenico, conferma il ruolo dei monasteri nella missione della predicazione accettando il legame della professione che lega i loro membri alla sua persona.

(302) Dato che la professione della monaca è fatta al Maestro dell'Ordine e alla priora del monastero, è necessario articolare la relazione tra la partecipazione alla missione universale da una parte, e l’autonomia dei monasteri dall’altra.

 

(303) Notiamo innanzitutto che la missione dell'Ordine derivante dal carisma di Domenico e assegnata dalla Chiesa universale è, per sua natura, globale,mentre lo scopo della predicazione domenicana è la formazione delle Chiese locali caratterizzate dalla santità evangelica. Ora metteremo questo duplice principio in rapporto alla situazione dei nostri monasteri in una prospettiva teologica e spirituale.

(304) Aspetti universali:

I. Poiché i monasteri delle monache sono la fervente fonte dell'efficacia della Santa Predicazione, essi sono in rapporto con la realtà globale di quest' ultima nel loro nucleo contemplativo. Per questo ogni monastero è essenzialmente legato alle strutture universali dell'Ordine con il Maestro come suo supremo moderatore.

2. La professione delle monache al Maestro dell'Ordine, espressione della comunione universale nel carisma domenicano, dà ad ogni monastero il dovere di aprirsi ad altri (cfr LCM 2. 1) per meglio adempiere al suo ruolo di incessante sorgente d'ispirazione per la Santa Predicazione nel mondo intero.

(305) Aspetti locali:

I. Poiché la vita dei monasteri esemplifica il fine della predicazione domenicana, essi costituiscono di per sé una realizzazione in miniatura di una Chiesa locale, spiritualmente radicati in un luogo e uniti da un vincolo di comunione al vescovo diocesano.

2. La professione delle monache alla priora del monastero, espressione dell'autonomia di ogni monastero, richiede ad ogni comunità di incaricarsi della propria vita in modo tale che il suo essere "microChiesa" sia reso visibile. Ciò implica la messa in pratica, secondo il suo proprio spirito di famiglia, di tutti gli elementi della santità evangelica che contiene la predicazione domenicana (cfr. LCM 3. 11).

(306) In sintonia con Bologna, n. 159, il Promotore delle monache, a nome del Maestro dell'Ordine, ha scritto a tutti i monasteri chiedendo delle petizioni circa i cambiamenti del LCM che essi reputano necessari. E’ stato chiesto alla Commissione Internazionale delle Monache di studiare questi cambiamenti e trasmettere i risultati alla Commissione sulle monache di questo capitolo per fare le proposte al Maestro dell'Ordine secondo LCM 182. Data la mole di lavoro di preparazione per il capitolo generale da parte della Commissione Internazionale delle Monache e, durante il capitolo, da parte della Commissione sulle monache, uno studio soddisfacente di queste petizioni non è stato ancora possibile.

 

LA VITA DELLE MONACHE

 

(308) E’ nella vita che le grandi ragioni della vocazione delle monache diventano realtà. È la vita "giorno per giorno" che costituisce l'autentica predicazione dei monasteri. Ciò che fa delle monache delle vere predicatrici è il modo in cui sono superate le situazioni a volte dolorose e il modo di godere della vita comune, del silenzio, dello studio e della preghiera.

(309) Il capitolo ha ricevuto molte petizioni e suggerimenti che si riferiscono a varie situazioni della vita delle monache. Vogliamo condividere alcune riflessioni e proposte che, speriamo, saranno accolte amorevolmente.

(330) E necessario comprendere fin dagli inizi della formazione della monaca che la scelta di un monastero, cioè il luogo o l'edificio, è in funzione del modo di vita della monaca domenicana. t questo modo di vita che dovrebbe essere sempre ricercato e al quale non si può mai rinunciare.

 

 

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